—
Un’iniziativa Housing First, nata per contrastare la mancanza di alloggi nella provincia Etnea. Poi c’è un piano di interventi dello Iacp che punta a rinnovare il patrimonio edilizio pubblico e a rispondere alle esigenze delle famiglie più deboli. Dossier ha analizzato l’approccio integrato che ha l’obiettivo di dare nuove risposte ai fragili.
La povertà abitativa è una ferita aperta che attraversa le strade di Catania e provincia, invisibile agli occhi di molti ma drammaticamente reale per chi la vive. Per le famiglie più fragili, il diritto alla casa si trasforma spesso in un miraggio, schiacciato dal peso dell’indifferenza, tra sfratti, precarietà e promesse disattese.
In questo scenario emergono iniziative come Housing First, un progetto che non si limita a offrire un tetto, ma restituisce dignità e speranza a chi vive ai margini. E anche il piano di interventi dello Iacp di Catania (Istituto autonomo case popolari) che punta a rigenerare il patrimonio edilizio pubblico e a rispondere alle esigenze di chi vive in condizioni di estrema precarietà.
Non solo risposte all’urgenza del presente, ma percorsi concreti per costruire un futuro di autonomia e inclusione. CataniaToday Dossier ha approfondito la questione abitativa nella provincia etnea, dove la situazione appare molto complessa e richiede risposte immediate.
A Catania, dove la povertà abitativa si intreccia con anni di politiche urbanistiche fallimentari e una domanda crescente di alloggi, lo Iacp ha avviato un piano di interventi che punta a rispondere alle esigenze più urgenti e a ridisegnare il futuro dell’edilizia residenziale pubblica.
“Abbiamo ereditato un patrimonio che necessitava di interventi straordinari – spiegano a Dossier il presidente, Angelo Sicali, e il direttore generale, Patrizia Giambarveri – e ci siamo mossi su più fronti, dalla riqualificazione degli alloggi esistenti alla costruzione di nuove abitazioni. Solo negli ultimi mesi abbiamo consegnato 60 alloggi a Bronte, 11 a Zafferana Etnea e 12 a Fiumefreddo. A Catania, invece, abbiamo realizzato la prima esperienza di social housing in Sicilia, con 21 alloggi a corso Indipendenza destinati a giovani coppie e donne vittime di violenza. È un modello che guarda al futuro, perché risponde a una domanda abitativa diversa rispetto al passato”.
L’attenzione non si limita alla costruzione di nuovi alloggi. Lo Iacp ha investito circa 50 milioni di euro, in gran parte provenienti dai fondi del Pnrr, per interventi di efficientamento energetico e la creazione di tre comunità energetiche, con una quarta in arrivo grazie a una collaborazione con Ikea.
“Non si tratta solo di idee – precisano Sicali e Giambarveri – ma di progetti concreti già realizzati, che garantiscono risparmi energetici significativi per i cittadini. Inoltre, il 13 maggio, a Catania, ci sarà un grande evento con i vertici di Ikea per celebrare questa iniziativa”.
Un altro fronte è quello della medicina di prossimità, con una collaborazione che sarà avviata a breve con l’Asp per creare spazi sanitari nei quartieri più difficili, a partire da Librino.
“Dopo la pandemia – spiegano – è emersa con forza la necessità di avvicinare i servizi sanitari ai cittadini. Abbiamo messo a disposizione alcuni locali per creare spazi dedicati alla medicina territoriale, un progetto che rappresenta una svolta per il nostro ruolo storico”.
Non mancano, però, le criticità. L’occupazione abusiva degli alloggi resta un problema diffuso.
“Abbiamo circa 900 alloggi occupati abusivamente – ammettono Sicali e Giambarveri – e questo sottrae risorse a chi ne ha diritto. Collaboriamo con le parti interessate e applichiamo le normative vigenti, ma spesso i tempi della magistratura e le difficoltà sociali rallentano gli sgomberi. Non siamo favorevoli alle sanatorie, perché il reato va combattuto, ma è necessario un approccio più rapido e incisivo”.
Guardando al futuro, lo Iacp punta a completare progetti strategici, come i 144 alloggi a Librino, e a rispondere alla crescente domanda abitativa, che a Catania conta oltre 3.500 richieste.
“Stiamo lavorando per unificare le graduatorie e avere un quadro più chiaro della situazione – concludono Sicali e Giambarveri – ma è evidente che la povertà abitativa è una questione centrale. Non possiamo limitarci a costruire nuove case: dobbiamo recuperare e valorizzare il patrimonio esistente, intervenendo anche nei quartieri più difficili per evitare l’esclusione sociale”.
Un altro nodo cruciale è quello delle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi.
“In questo momento ci sono più graduatorie, ed è evidente che sarebbe opportuno unificarle – sottolineano Sicali e Giambarveri –. Gli alloggi sono realizzati in parte dal Comune e in parte dallo Iacp, ma una graduatoria unica permetterebbe di elaborare dati più precisi e reali sulla domanda abitativa. Attualmente, il rischio è che i numeri siano falsati dalla presenza di più elenchi”.
Un passo necessario, secondo i vertici dell’ente, per rispondere in modo più efficace alle oltre 3.500 richieste di alloggi registrate solo a Catania.
La prima consegna delle chiavi di Housing First

In un contesto di difficoltà si inserisce anche il progetto Housing First, che si propone di affrontare la problematica non solo offrendo un tetto, ma costruendo percorsi di autonomia e reinserimento sociale per le persone in difficoltà.
Il servizio, situato in via Roma 215 a Caltagirone, accoglie chiunque abbia bisogno di aiuto attraverso uno sportello dedicato.
L’iniziativa, avviata a dicembre 2024, si basa su un approccio integrato che combina soluzioni abitative temporanee con un’assistenza mirata, per rispondere alle esigenze specifiche di ogni nucleo familiare.
E una famiglia, a pochi giorni di distanza dalla nascita del progetto, ha potuto varcare la soglia di un appartamento sicuro, dove ricominciare a costruire un futuro con serenità e dignità.
“Housing First – spiega a Dossier la responsabile del progetto, Marta Alleruzzo – è partito operativamente a dicembre 2024, quindi da pochissimo. Siamo stati operativi dal 9 dicembre e, non appena avviato, abbiamo immediatamente organizzato riunioni e tavoli tecnici per definire le situazioni emergenziali di alcune famiglie, sia italiane che straniere”.
“La prima famiglia che ci è stata segnalata è stata quella di una mamma con tre figli, perché versava in una condizione di emergenza abitativa. Ci è stata inviata una relazione che specificava l’inagibilità della casa in cui vivevano: c’era la possibilità che il tetto cadesse. Nonostante le festività natalizie, ci siamo attivati immediatamente e abbiamo completato tutte le pratiche necessarie per il loro inserimento”, spiega Alleruzzo.
“Uno dei momenti più belli è stato quando abbiamo consegnato le chiavi alla mamma con i tre figli. È stato un momento emozionante, che abbiamo voluto immortalare con una foto. Vedere la gioia negli occhi di questa famiglia ci ha confermato che stiamo percorrendo la strada giusta”.
E lo scorso 1 marzo, una seconda famiglia, con tre figli minori, ha trovato accoglienza in uno degli alloggi messi a disposizione.
Un altro tassello che consolida così l’impegno del progetto nel restituire dignità e prospettive a chi vive situazioni di grave difficoltà.
Fonte: https://www.cataniatoday.it/dossier/sociale/poverta-abitativa-progetti-catania.html
© CataniaToday