Le conseguenze del “Decreto Sicurezza” sui minori migranti: il caso Sicilia
A seguito dell’entrata in vigore del decreto-legge n. 113/18, all’“emergenza sbarchi”, si è sostituita un’altra “emergenza”: la cessazione dell’accoglienza per migliaia di neo-maggiorenni e l’impossibilità, per molti di questi ragazzi, di ottenere un permesso di soggiorno.
Il Rapporto di INTERSOS, Isola dei minori, analizza le conseguenze del “Decreto Sicurezza” con un focus particolare sulla Sicilia e il suo sistema di accoglienza.
A causa delle nuove norme giuridiche i richiedenti asilo e i titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari sono ormai esclusi dalla possibilità di esser inseriti nel sistema di seconda accoglienza, già chiamato SPRAR e oggi rinominato SIPROIMI. Sempre per effetto del decreto, è venuta meno la prassi secondo cui i titolari di protezione umanitaria potevano essere accolti nei centri di prima accoglienza o di accoglienza emergenziale (CARA e CAS).
Al compimento dei 18 anni i minori non accompagnati titolari di protezione umanitaria devono lasciare le strutture per minori, senza più avere la possibilità di inserimento in un centro di accoglienza per adulti. La maggior parte di questi ragazzi al compimento della maggiore età perde il diritto all’accoglienza e viene messa per strada.
Inoltre, in seguito all’abrogazione della protezione umanitaria, sempre ad opera del d.l. 113/18, la maggior parte dei minori non accompagnati richiedenti asilo riceve un rigetto della propria domanda.
“Anche se stanno seguendo positivamente un percorso di inserimento, stanno andando a scuola o svolgendo un tirocinio formativo, questi ragazzi diventano stranieri irregolarmente soggiornanti, condannati all’esclusione sociale, allo sfruttamento nel lavoro nero e al rischio di coinvolgimento in attività illegali” dichiara Elena Rozzi, Migration Advocacy officer di INTERSOS.
Questa nuova “emergenza” è particolarmente rilevante in Sicilia, dove a fine 2018 erano accolti più di 4.700 minori non accompagnati, pari al 42% del totale dei MSNA presenti in Italia. Secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, circa 2.000 di questi minori hanno raggiunto la maggiore età all’inizio del 2019.
Se il passaggio alla maggiore età rappresenta la problematica più grave, significative sono le criticità che si riscontrano nel sistema di accoglienza dei minori. Le situazioni più difficili sono quelle dei centri di accoglienza collocati in luoghi isolati, lontani dai servizi essenziali, in particolare dalle scuole, e non collegati dai mezzi pubblici. Molti minori, inoltre, restano nei centri di prima accoglienza per periodi molto lunghi, anche fino alla maggiore età, senza mai esser trasferiti in centri di seconda accoglienza. Spesso poi gli operatori dei centri non sono adeguatamente formati, e i gravi ritardi nei pagamenti da parte dei Comuni rendono molto difficile per gli enti che gestiscono le strutture di accoglienza garantire i servizi previsti. A causa di tutti questi elementi, in molti centri di accoglienza non vengono realizzati gli interventi volti a promuovere l’inserimento sociale e l’autonomia dei minori accolti.
Anche a causa delle carenza di opportunità formative e lavorative nel contesto siciliano ed alle prassi restrittive di alcune Questure, succede che i ragazzi non riescano neanche ad iniziare un percorso di inclusione formativa e lavorativa, né ad ottenere un permesso di soggiorno, il che provoca in loro una fortissima frustrazione.
Il calo degli sbarchi ha consentito di superare almeno in parte alcune delle problematiche che si riscontravano in Sicilia negli anni 2016-2017. Ma il prezzo pagato per ottenere questa riduzione del numero di migranti, minori inclusi, che giungono in Italia via mare è stato altissimo. Secondo UNHCR, nel 2018 1 migrante ogni 14 arrivati in Europa lungo le rotte della Libia ha perso la vita in mare”, dichiara Cesare Fermi, Responsabile Unità Migrazioni di INTERSOS.
Il supporto fornito dal Governo italiano alle autorità libiche per fermare le partenze verso l’Europa, la “delega” del coordinamento dei soccorsi da parte delle autorità italiane alla Guardia Costiera libica, e le misure adottate dalle autorità italiane per ostacolare l’operatività delle ONG impegnate nelle attività di salvataggio in mare, fino alla chiusura di fatto dei porti italiani hanno avuto conseguenze gravissime:
1) La chiusura di fatto dei porti italiani alle navi che trasportano persone soccorse in mare e i ritardi nell’autorizzazione allo sbarco dei migranti, come nel caso Diciotti, ha comportato gravi violazioni della normativa internazionale e della nostra stessa Costituzione.
2) I migranti intercettati dalla Guardia Costiera libica e riportati in Libia, inclusi i minori, vengono sistematicamente detenuti nei centri di detenzione in condizioni disumane (sovraffollamento, mancanza di cibo, acqua, cure mediche ecc.) e sottoposti a torture, stupri e violenze.
3) secondo le stime di UNHCR, 2.275 persone sarebbero morte o disperse durante la traversata del Mediterraneo nel 2018. Nel 2019 il Mediterraneo si conferma ancor più drammaticamente un “cimitero dei migranti”.
(FONTE: intersos.org)
In allegato il Rapporto di INTERSOS