(Salvo Cona) BRONTE. I Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) per migranti sono immaginati al fine di sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie di accoglienza o nei servizi predisposti dagli enti locali, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti. Tali strutture sono individuate dalle prefetture, in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere.
Al CAS di Bronte “Parco dell’Etna” – gestito dal Consorzio Umana Solidarietà e da esso affidato alla cooperativa sociale brontese “Fiore del deserto” – i 49 ospiti, attualmente accolti, vengono coinvolti in laboratori come quello di sartoria.
Esso è un laboratorio pre-professionalizzante che, attraverso il taglio ed il cucito, non solo unisce persone di diversa cultura accomunate tutte dalla passione per la creatività, ma nel contempo le prepara pure all’inserimento nel mercato del lavoro. Il laboratorio è gestito da un ente di formazione in collaborazione con alcune imprese artigiane del territorio. Così facendo, gli stranieri accolti nel CAS di Bronte vengono trasformati in vere e proprie risorse per l’economia locale, ponendoli al servizio delle imprese del tessile che nel brontese soffrono strutturalmente la carenza di manodopera. Insomma come a dire che la buona accoglienza ben si sposa alle esigenze del territorio.
Dunque non una piaga per la comunità locale, ma una risorsa che mira al bene comune, quale intelligente strategia per il futuro. Il laboratorio di sartoria si prefigge anche lo scopo di stimolare occasioni di incontro, scambio e aggregazione, per attenuare i problemi che impediscono un’integrazione soddisfacente.
Bronte. Una risorsa per il territorio e per le aziende tessili: 49 stranieri del CAS “Parco dell’Etna” si formano in un laboratorio di sartoria